Inside: Stephen Shore
Stephen Shore, celebre fotografo statunitense, pioniere dell’arte della fotografia a colori, nasce nel 1947 a New York. Ha il suo primo approccio alla fotografia, grazie allo zio, che gli regala un set per la camera oscura.
Così Shore, inizialmente, si interessa più a sviluppare le foto che a farne, finché, a nove anni, non riceve come regalo la sua prima 35mm.
A soli diciassette anni, nell’inverno del ’65, conobbe Andy Warhol e cominciò a frequentare la Warhol Factory, dove cominciò ad approcciarsi all’aesthetic thinking.
Sicuramente nella formazione artistica di Shore, Warhol e la sua scuola hanno avuto una grande influenza, Shore parla di Warhol come di una vera e propria guida artistica, in grado di dare al giovane fotografo dei consigli paterni.
Frequenta la Factory dal 1965 al 1967, ma il vero punto di svolta nel suo lavoro, si avrà nel 1971, quando al MoMa rimane scioccato da uno show artistico.
Da lì in poi comincerà ad interessarsi ad un linguaggio fotografico più diretto: cartoline postali o istantanee. Rimane affascinato dall’immediatezza delle istantanee, ma sopratutto dalla loro non pretesa di essere arte.
Così nello stesso anno comincia a fotografare una serie di cartoline a colori, che non erano ben poi diverse da quelle che si potevano trovare nei drugstore in giro per gli Stati Uniti.
I soggetti abituali erano caratterizzati da una forte componente di colloquialità e dall’attrazione di Shore verso il quotidiano e il banale. Ci sono infatti, luoghi e oggetti tipicamente americani, come incroci, cittadine di provincia, tavole calde, …
Da questa prima collezione di foto, nel 1973, nacque “American Surface”. Per Shore questa raccolta rappresenta un vero e proprio diario visivo del suo viaggio: fotografa cosa mangia, chi incontra, oggetti comuni e agli occhi dei più, queste fotografie, possono risultare noiose.
L’intento di Shore con “American Surface” era quello di mostrare come lui vedeva le cose in quel preciso momento della sua vita. Voleva fare foto per strappare gli oggetti alla realtà, e in questo modo, mostrare allo spettatore cosa avesse catturato il suo sguardo, ed è per questo che si affida alla tecnica dell’istantanea, per rendere l’idea dell’immediatezza dell’esperienza.
I suoi lavori vengono esposti anche nella mostra del 1975 New Topographics: Photographs of Man-altered Landscape.
Il suo intento è sempre lo stesso: raffigurare il mondo in cui viviamo, esplorare scene di vita quotidiana, esplorare scene di vita tipicamente americana.
Alcuni a vedere le foto di Shore, le definiscono nostalgiche, ma Shore spiega che quando face quelle foto, la sua camera di motel o la sua cena, non erano affatto nostalgici, anzi, erano la semplice rappresentazione di come le cose erano a quell’epoca.
Ma con gli anni il suo modo di vedere le cose è cambiato, e per questo, si può notare un’evoluzione dei soggetti delle fotografie di Shore.
Questo fotografo, dallo sguardo casuale, ma mai superficiale, scova l’arte nei gesti quotidiani della società americana degli anni settanta e continua a farlo anche oggi sul suo profilo instagram, ed è stato il suo sguardo specifico al colore della fotografia a renderlo celebre in tutto il mondo.
- Giulia Badii
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Stephen Shore |
So Shore, initially, is more interested in developing photos than in making them, until, at the age of nine, he receives his first 35mm as a gift.
At only seventeen, in the winter of 65, he met Andy Warhol and began to attend the Warhol Factory, where he began to approach aesthetic thinking.
Surely in the artistic training of Shore, Warhol and his school have had a great influence, Shore speaks of Warhol as a real artistic guide, able to give the young photographer some fatherly advice.
He attended the Factory from 1965 to 1967, but the real turning point in his work was in 1971, when at Moma he was shocked by an art show.
From then on he will begin to take an interest in a more direct photographic language: postcards or snapshots. He is fascinated by the immediacy of the snapshots, but above all by their not pretending to be art.
So in the same year he began to photograph a series of postcards in color, which were not very different from those that could be found in drugstores around the United States.
The usual subjects were characterized by a strong component of colloquiality and by the attraction of Shore towards the everyday and the banal. There are in fact, typically American places and objects, such as crossings, provincial towns, cafeterias, …
From this first collection of photos, in 1973, was born American Surface.For Shore this collection represents a real visual diary of his journey: he photographs what he eats, who he meets, common objects and in the eyes of most, these photographs can be boring.
Shore’s intent with "American Surface" was to show how he saw things at that very moment in his life. He wanted to take photos to tear objects from reality, and in this way, show the viewer what had captured his gaze, and that’s why he relies on the technique of instant, to make the idea of the immediacy of experience.
His works are also exhibited in the 1975 exhibition New Topographics: Photographs of Man-altered Landscape.
His intent is always the same: to depict the world in which we live, to explore scenes of daily life, to explore scenes of typically American life.
Some people see Shore’s photos, they call them nostalgic, but Shore explains that when he took those photos, his motel room or his dinner, they were not nostalgic at all, on the contrary, they were the simple representation of how things were at that time.
But over the years his way of seeing things has changed, and for this reason, we can see an evolution of the subjects of Shore’s photographs.
This photographer, with a casual but never superficial look, finds art in the daily gestures of American society in the seventies and continues to do so even today on his Instagram profile, and it was his specific look at the color of photography that made him famous all over the world.
- Giulia Badii
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